In Comunicati, Politica Economica

Le agenzie di rating, pagate dai committenti e non dagli investitori, sono portatrici di un conflitto di interessi che ha mostrato tutta la sua evidenza negli scandali finanziari mondiali, come Enron, WorldCom, Parmalat, i mutui subprime, Lehman Brothers, certificati come di massima affidabilità e che hanno poi generato la crisi sistemica, sotto processo alla Procura di Trani, oltre ad aver perso la loro credibilità, stanno diventando sempre più azzeccagarbugli, che influenzano i mercati al contrario.

  Ieri con un tempismo sospetto, l’Agenzia Fitch, alla sbarra alla Procura di Trani dal Pm Ruggiero in compagnia di Standard & Poor’s per alcuni report emessi ad orologeria, ha confermato un report negativo BBB- su Telecom,  in merito ''all'incertezza del mercato brasiliano dove Tim, nonostante la sua forte posizione nel mobile può trovarsi in svantaggio competitivo'' con l'aggregazione tra Gvt e Telefonica.

   Invece di deprimere il valore del titolo, Telecom allunga ancora in Borsa e sale del 3,89% a 0,92 euro.

 

    Queste agenzie di rating (Moody’s, Standard% Poor’s, Fitch), che invece di essere superpartes, sono agenzie private, in chiaro conflitto di interessi, sia nei confronti delle società quotate (che sborsano cifre non indifferenti per ricevere il rating) che dei propri azionisti (con report non proprio oggettivi sulle banche loro socie), che  operano in regime di oligopolio, che quasi sempre significa cartello, cercheremo di farle condannare dalla Procura della Repubblica, ma la peggiore condanna è data dal mercato-che come nel caso odierno di Telecom ed altri report recenti emessi  sull’Italia- hanno rafforzato, invece di indebolire il sentiment positivo degli investitori.

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