In Alimentazione, Comunicati

Allarme in Veneto, dove in tre province l’inquinamento dell’acqua, contaminata da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), dovute a gravissime omissioni, si è esteso alla catena alimentare.  Si tratta di un rischio inaccettabile, che si trova ad affrontare l’intera popolazione, vista la vasta distribuzione dei prodotti di origine animale, provenienti da una sessantina di allevamenti situati nelle zone del vicentino e intorno a Verona e Padova.

L’inquinamento è certamente dovuto agli scarichi delle aziende chimiche sul territorio, in particolare quelle specializzate nella produzione di molecole fluorurate per la farmaceutica, l’agricoltura e l’industria tecnica.

Il rischio per i consumatori è concreto, visto che già è stata dimostrata dalle analisi effettuate dai servizi veterinari e di igiene delle aziende sanitarie locali su cibi venduti nei supermercati locali, l’effettiva contaminazione della sostanza negli animali, in una zona ricca di allevamenti di suini, bovini, tacchini, polli e galline da uova.

I rischi maggiori sono concentrati proprio in quella zona, dove sono presenti ed esposte abitazioni e allevamenti che si approvvigionano attraverso pozzi privati, nonché i campi agricoli irrigati attraverso le acque dei canali. L’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con la Regione Veneto, ha a tal proposito condotto un bio-monitoraggio, stimando che 250.000 persone abbiano utilizzato per anni acqua potabile inquinata da Pfas.

Si tratta di una situazione inaccettabile che pone a rischio la salute di tutti i cittadini, visti i livelli di contaminazione e la diffusione dei prodotti in questione. Urge, allora, un intervento mirato ed immediato volto a controllare ed analizzare i reali rischi di tali sostanze, accertando le responsabilità e provvedendo con le dovute sanzioni. 

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