Ha fatto clamore la vicenda della ricerca, da parte di Osimhen, della donna che, con una gamba amputata, appoggiandosi alla sua gruccia, regge sulla testa un bacile pieno di bottiglie d’acqua da vendere in un mercato.
Il tam-tam innescato sui social dal centroavanti del Napoli ha presto portato i suoi frutti: è riuscito a ottenere il numero di telefono della donna ed a contattarla. Un’esigenza che nasce da lontano, dalla memoria della sua infanzia, quando prima di sbarcare sotto i riflettori della serie A in Nigeria faceva lo stesso lavoro.
Ringraziamo Osimhen per aver portato all’attenzione di migliaia di persone, con la sua sensibilità, il tema delle profonde fratture e disuguaglianze che affliggono la nostra società, specialmente in relazione a una risorsa vitale e fondamentale come l’acqua.
Nel mondo sono 2,2 miliardi le persone che non hanno accesso all’acqua. È un diritto che spesso diamo per scontato, ma non lo è.
Tutto questo mentre a Wall Street il colosso statunitense CME, specializzato nello scambio di future e strumenti derivati, ha inaugurato a Dicembre 2020 il primo mercato dei future sull’acqua (The Nasdaq Veles California Water Index futures).
C’è chi lucra e chi contamina: si discute molto in questi giorni dello sversamento nell’oceano, da parte del Giappone, di 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata impiegata fino a oggi per raffreddare i reattori danneggiati dall’incidente nucleare di Fukushima. Un’operazione contro cui si sono giustamente schierate le associazioni ambientaliste e che la Corea del Sud porterà davanti alla corte di Amburgo.
Alla luce di tale contesto sempre più complesso e delicato, che influenza gli equilibri internazionali e, secondo alcune analisi, darà luogo ad un vero e proprio conflitto, è necessario un maggiore sforzo a livello internazionale per garantire accesso all’acqua, dignità e salute a tutti, senza esclusioni o discriminazioni. Soprattutto ora che, in piena pandemia, tale risorsa risulta ancora più importante e vitale.