In Comunicati, Politica Economica, Prezzi e Tariffe

L’Istat registra a ottobre un tasso di inflazione allo 0,9%, in lieve crescita rispetto al +0,7% del mese precedente. Un andamento che riflette la crescita, riporta l’Istat, dei prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +1,5% a +2%) sia non lavorati (da+0,3% a +3,3%).

Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, con l’inflazione a questi livelli, le ricadute per una famiglia media ammontano a +283,50 euro annui.

Si tratta, drammaticamente, di prezzi che incidono in misura pesante sulle tasche delle famiglie, specialmente su quelle dei nuclei meno abbienti.

Un andamento che si ripercuoterà in modo negativo sul fronte dei sacrifici e delle rinunce che le famiglie sono costrette a compiere: il nostro Osservatorio Nazionale, da tempo, registra una progressiva riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); una ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); un aumento degli acquisti presso i discount (+11,9%). A questo si aggiunge la rinuncia alle cure: secondo il recente rapporto dalla Fondazione Gimbe sono 4,5 milioni gli italiani costretti a tale rinuncia, di questi circa 2,5 milioni rinunciano per motivi economici.

Alla luce dell’ulteriore crescita dei prezzi e in assenza di provvedimenti immediati per sostenere le famiglie e il loro potere di acquisto, tali rinunce rischiano di aumentare e di riportare gravi ripercussioni sul nostro sistema economico, abbattendosi sulla domanda interna e, quindi, sull’intero sistema produttivo.

Per questo è indispensabile che il Governo adotti serie e incisive misure a favore delle famiglie, rivolgendo un’attenzione particolare a quelle che si trovano in maggiore difficoltà, attraverso:

  • la rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo;
  • la promessa e mai realizzata riforma e degli oneri di sistema su beni energetici (eliminando voci obsolete e spostandone altre sulla fiscalità generale);
  • la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare;
  • la disposizione di maggiori aiuti per affrontare le spese relative alla scuola e all’università e garantire il diritto allo studio;
  • lo stanziamento di maggiori risorse per la sanità pubblica;
  • l’avvio di misure per riequilibrare le disuguaglianze esistenti, prima di tutto attraverso un rinnovo dei contratti, una giusta rivalutazione delle pensioni, la resa strutturale del taglio del cuneo fiscale e una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i redditi medio-bassi e non a sostenere soltanto i redditi da lavoro autonomo e quelli più elevati.

Operazioni che richiedono risorse che dovrebbero essere reperite applicando una adeguata tassazione degli extraprofitti e incrementando la tassazione sulle transazioni finanziarie, nonché intensificando la lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Tutte misure promesse, ma che, nei fatti, in manovra si sono tradotte in un intervento di facciata, che prevede un semplice anticipo di liquidità da parte di banche e assicurazioni.

Istat: con il tasso di inflazione allo 0,9% ricadute di +283,50 euro annui. Allarmante l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, che colpisce in maniera più pesante i nuclei meno abbienti.

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