L’inflazione si conferma su livelli allarmanti: a marzo segna il 6,5% su base annua, dato estremamente elevato, seppure in lievissimo ribasso rispetto alla stima preliminare diffusa dall’Istat.
Con il tasso di inflazione a questi livelli l’aggravio a carico delle famiglie sarà in termini annui, di 1.943,50 Euro.
Un aumento su cui pesano in maniera determinante i costi energetici e del settore alimentare, divenuti pressoché insostenibili, tanto che le famiglie stanno modificando le proprie abitudini di consumo e stanno effettuando molte rinunce.
Secondo le nostre rilevazioni diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce (visti i forti rincari soprattutto della carne, dovuti ai maggiori costi sostenuti per l’allevamento), si scelgono verdure e ortaggi più convenienti e di stagione, si evita sempre più spesso di mangiare fuori casa (in occasione delle festività pasquali solo 1 famiglia su 10 sceglierà di mangiare al ristorante). Anche le spese per la cura della persona e la salute iniziano ad essere intaccate dalla crisi.
È evidente la necessità e l’urgenza di disporre misure adeguate ad affrontare questa situazione. Insieme ad una riforma fiscale più giusta e tesa a tutelare i redditi medio-bassi, il Paese ha bisogno di una seria azione di contrasto alle speculazioni a cui stiamo assistendo, aumentando i poteri e le possibilità di intervento di Mr. Prezzi e attivando presso le prefetture di comitati di sorveglianza sui prezzi, per monitorarne l’andamento e poter sanzionare scorrettezze e abusi.
È fondamentale, inoltre, una determinata lotta alle disuguaglianze e alla povertà, che crescono in maniera allarmante, soprattutto nel settore energetico.