L’Istat rivede al ribasso il tasso di inflazione, che secondo i dati definitivi di settembre è al +2,5%, conservando comunque il triste primato del livello più elevato da novembre 2012.
Un andamento dettato dalla forte crescita dei costi dei beni energetici, ci ricorda l’Istituto di Statistica, come se non avessimo già abbastanza presente gli incredibili rincari registrati su tale fronte.
Preoccupa fortemente anche la crescita dei prezzi dei beni alimentari, che tocca quota +1%. Un versante, quello dei prodotti alimentari, che a nostro avviso deve essere monitorato attentamente, alla luce delle forti tensioni dei costi delle materie prime. Non vorremmo, infatti, che come successo in passato i rincari fossero appesantiti da ingiustificate ed ingiustificabili speculazioni.
Non possono mancare, nella lunga lita degli aumenti, anche i costi dei trasporti, che crescono del 2%.
Complessivamente, con il tasso d’inflazione a questi livelli, le ricadute per le famiglie saranno pesantissime e raggiungeranno i 745 Euro annui, in assenza di interventi per calmierare i prezzi ed arginare fenomeni speculativi in atto soprattutto nel settore dei carburanti.
Aggravi che metterebbero in forte difficoltà le famiglie, che già oggi si trovano ad affrontare situazioni di disagio e precarietà. Per questo è urgente che il Governo intervenga sul versante dei prezzi, avviando un attento monitoraggio e mettendo all’ordine del giorno una ormai improrogabile riforma del sistema di tassazione sulle bollette (a partire dalla revisione dei famigerati oneri di sistema) e sui carburanti (con una revisione delle accise e l’adozione di un sistema di accisa mobile, in grado cioè di ridurre l’accisa al crescere del costo della materia prima).
Inoltre non è più rinviabile un intervento a sostegno delle famiglie che preveda piani di rilancio dell’occupazione e una riforma generale della tassazione improntata all’equità, che preveda reali elementi di progressività e tassazioni su grandi patrimoni e transazioni finanziarie.