Un altro anno si è chiuso senza vedere le annunciate riforme, da tutti ritenute necessarie per garantire il diritto alla salute e l'efficienza del benemerito Servizio Sanitario Nazionale.
L'aver evitato altri devastanti tagli lineari è sicuramente positivo, ma resta comunque invariata la grave situazione di allarme, che non riguarda solo la "sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale" ma preoccupa per l’inammissibile negazione del diritto alla salute.
In particolare, stando ai recenti dati Istat, già nel 2012 son cresciute le malattie (oltre quattro milioni le persone assistite) e la povertà, questo ha spinto verso la rinuncia alle cure ed ai controlli l’11% della popolazione, circa 6 milioni secondo l'Istat.
Le buone intenzioni e le promesse vengono sistematicamente immolate alla logica dei piani di rientro e del pareggio di bilancio.
Sarebbe invece necessario colpire abusi, corruzione e clientelismo per poter finalmente realizzare un sistema sanitario pubblico realmente in grado di tutelare i più deboli e rispondere ai bisogni (vecchi e nuovi) di salute e guarigione con progetti e servizi ad hoc.
In tal senso è fondamentale attuare una seria riforma che punti su prevenzione e medicina di base, riprogettazione delle cure primarie e dell’intera rete ospedaliera.
Tale piano dovrà tener conto, inoltre, delle tendenze socio demografiche: gli ultra sessantacinquenni, soggetti a patologie più complesse, sono già 12 milioni e tendono a crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni.