In Comunicati, Politica Economica

I dati diffusi oggi dall'Istat sull'andamento delle retribuzioni rischiano di restituire uno scenario fuorviante.

La crescita su base annua delle retribuzioni, seppur minima, a fronte di un tasso di inflazione in frenata, lascerebbe intravedere (in termini puramente matematici) una ripresa del potere di acquisto delle famiglie. Ripresa che non si può neanche lontanamente definire tale. È ancora troppo flebile ed insufficiente.

A maggior ragione se si pensa che in questi anni (dal 2008) le famiglie italiane hanno conosciuto una contrazione del proprio potere di acquisto di oltre il -13,4%.

Tale diminuzione ha trascinato sempre più in basso i consumi: secondo quanto rilevato dall'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, vi è stata una contrazione di questi ultimi del -4,7% nel 2012, del -3,4% nel 2013, mentre nel 2014 si prevede un’ulteriore frenata tra il -1,3 ed il -1,4%. Percentuale che farà toccare al calo dei consumi delle famiglie relativo all'ultimo triennio quota -9,5%, pari ad una riduzione complessiva della spesa di circa 67,8 miliardi di Euro.

È evidente che, di fronte ad una caduta di tale portata della spesa delle famiglie, l'intero sistema economico non può che continuare a registrare trend negativi, con un grave impatto sull'occupazione e sul benessere dei cittadini.

Per questo ci aspettiamo che le annunciate misure di rilancio si traducano al più presto in atti concreti.

 

Operazioni che dovranno essere affiancate da un piano strategico che punti alla ripresa occupazionale ed al rilancio degli investimenti per lo sviluppo, a partire da quelli per l’innovazione quali la banda larga, che aumenterebbe il grado di produttività del sistema, nonché l’allentamento del patto di Stabilità per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica.

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