La pronuncia della Consulta a favore della fecondazione eterologa e le linee guida del tavolo tecnico del Ministero della Salute non hanno impedito che le Regioni procedano con tempi e criteri diversi, con scelte disomogenee e contraddittorie sia in materia di ticket che di età, di banche del seme, di donazioni e donatori ecc.
Una brutta e pericolosa pagina dopo la riforma del titolo V da poco approvata dal Senato. Di fronte a temi molto complessi ed “eticamente sensibili”, di fronte alla urgenza di riconoscere il diritto alla fecondazione eterologa, è doveroso superare immediatamente i conflitti di competenza tra istituzioni e impedire che risposte diseguali da parte delle Regioni si traducano per i cittadini in condizioni discriminanti.
Il diritto a procreare e a curare l’infertilità ha messo in evidenza che è necessario ed urgente porre la attenzione sulla salute riproduttiva sia in termini di garanzie uguali per tutti sia in termini di opportunità e gratuità.