Anche se fossero semplici voci, quelle relative alle modifiche delle percentuali IVA, non ci piacciono proprio per nulla, anche a fronte dell'ultima esperienza dell'aumento IVA dal 21 al 22%.
Ipotesi contrastata da tutti i gruppi parlamentari che ben presto, poi, è diventata realtà, ottenendo effetti deleteri sia per l'aumento di prezzi e tariffe e sia ribadendo un'ulteriore contrazione dei consumi.
Le ultime notizie parlano di rincaro della quota agevolata dal 4% al 10%, e che riguarderebbe beni importanti, quali quelli alimentari e quelli delicatissimi in campo sanitario.
Infatti, se tutto questo diventasse realtà significherebbe un rincaro su beni di prima necessità, come pane, latte, riso, pasta e farina, formaggi, olio, burro, patate, frutta, libri, giornali, riviste, occhiali e attrezzature terapeutiche. Questa ipotesi, che non vorremmo mai vedere realizzata, ci irrita notevolmente – "sarebbe davvero una cosa demenziale, perché come al solito, a pagarne le spese sarebbero soprattutto le famiglie meno abbienti"- dichiarano Rosario Trefiletti e Elio Lannutti.
L’Italia è già in deflazione in grandissima crisi, la cui economia è stretta tra il calo della produzione industriale ed il tracollo dei consumi.
I consumi, in generale, sono in forte ribasso: basti pensare che nell'ultimo triennio hanno registrato un calo del -10,7%, percentuale che equivale a un calo della spesa di 77,6 miliardi di Euro.
Calo che oltre a creare malessere per le famiglie, si ripercuote in maniera negativa sull'andamento della produzione e sull'occupazione, giunta oramai a livelli insopportabili, soprattutto quella giovanile al 44%.
Ancora più drammatici i dati relativi a due comparti chiave per comprendere la difficoltà ed il disagio vissuto dalle famiglie: secondo i dati dell'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, dal 2008 ad oggi i consumi nel settore alimentare hanno registrato una contrazione del -10,4, pari ad una caduta della spesa delle famiglie di oltre 14,2 miliardi di Euro e gravissimo quello del comparto della salute pari a -23,1%.
Abbiamo inoltre calcolato che questo rovinoso aumento dell'IVA, dal 4% al 10%, avrebbe per una famiglia media italiana una ricaduta economica di 205 Euro annui che graverebbero su un già infimo potere d'acquisto delle famiglie.