Un timido segnale di fuoriuscita dalla deflazione proviene oggi dai dati dell'Istat sull'andamento dei prezzi, che, ad ottobre, fanno registrare un +0,1%.
Un trend ancora sintomo della fase di stagnazione in cui si trova la nostra economia che non è destinata a migliorare, a meno che il Governo non si decida a dare una scossa in grado di rilanciare la domanda interna.
È ormai evidente, infatti, che la crisi è alimentata dalla vertiginosa contrazione dei consumi che, nel triennio 2012-2013-2014 ha fatto registrare una caduta del -10,7%, pari ad una miniore immissione di ben 78 miliardi di euro nel mercato.
Cifre che manderebbero in crisi anche il sistema più solido, figuriamoci il nostro, attanagliato tra la stretta del credito ed i mancati investimenti sul piano industriale.
Un sistema che, con queste premesse, non può più andare avanti.
Per questo è indispensabile che il Governo agisca in due direzioni fondamentali: rilancio del potere di acquisto e avvio di un piano straordinario per il lavoro (la cui necessità ed urgenza sono sottolineate dai dati odierni sulla disoccupazione).
Per trovare le coperture necessarie ad avviare tali operazioni non serve alcun aumento dell'IVA (le ipotesi contenute nella Legge di Stabilità sono misure che non esitiamo a definire suicide per l'intera economia, con ricadute, a regime, di 842 euro annui a famiglia), bensì bisogna intervenire con maggiore determinazione:
– sulla lotta all'evasione fiscale, accelerando gli accordi con i paesi più gettonati per l'occultamento di capitali;
– sull'eliminazione di sprechi, privilegi, abusi che non hanno alcuna ragione di esistere;
– sulla vendita di parte delle risorse auree del nostro Paese (circa il 10-15%), con un guadagno di circa 10,5 miliardi di euro.