Per accertare le responsabilità sul disastro dei derivati capestro, appioppati dalle banche di affari al Tesoro per un valore di 160 miliardi di euro, Adusbef e Federconsumatori, a seguito dell’allarme lanciato dal Financial Times, presentarono, il 26 giugno 2013 circostanziati esposti denunce a 10 procure della Repubblica, sottolineando come non sia più tollerabile che: "banche d'affari e tecnocrati del Tesoro facciano profitti su contratti fraudolenti, che hanno prodotto ingenti danni all’integrità dei conti pubblici”.
I derivati acquistati dai vertici del ministero delle Finanze per 160 miliardi di euro negli Anni 90, quando il numero uno della Bce Mario Draghi era direttore generale del Tesoro (ministro dell'Economia era Azeglio Ciampi e governatore di Bankitalia Antonio Fazio) per rientrare negli obiettivi di deficit fissati dalle autorità europee, rinegoziati nel 2012 dal governo di Mario Monti, perché le banche avevano l'esigenza di ridurre il rischio rappresentato dal nostro Paese, produssero –secondo fonti qualificate-un buco nel bilancio dello Stato con 8,1 miliardi di perdite .
Per fare piena luce sui metodi opachi, analoghi a quelli praticati dalla consorterie da parte del ministero dell’Economia, nell’occultare perfino a Guardia di Finanza, Corte dei Conti e Parlamento i contratti sui derivati tossici, alcuni ristrutturati all'apice della crisi finanziaria nel gennaio 2012, che avrebbero causato una perdita di almeno 8 miliardi di euro Adusbef e Federconsumatori avevano chiesto, in esposti denunce, di aprire un’indagine ad alcune Procure della Repubblica, tra le quali Milano, Roma, Firenze, Palermo, Trani.
Il governo Monti infatti,secondo un articolo del Financial Times e di Repubblica del giugno 2013, in soli sei mesi riuscì a ristrutturare contratti per 30 miliardi di euro, consolidando 8,1 miliardi di perdite, sborsando cash oltre 2,5 miliardi di euro a Morgan Stanley, dove lavorava l’ex Ministro del Tesoro Domenico Siniscalco ed il figlio di Mario Draghi, potente presidente della Bce e direttore generale del Tesoro tra il 1991 ed il 2001, prima di essere arruolato da una delle banche d’affari.
Negli esposti, dopo aver chiesto di indagare sui tecnocrati che hanno prosperato attorno al Ministero del Tesoro, quali Draghi, Grilli, La Via, ed altri furbetti fomentati dalle banche d'affari, che poi hanno ripagato i 'civil servant' con lavori o consulenze lautamente retribuite, Adusbef e Federconsumatori avevano chiesto di sequestrare i contratti derivati i quali, analogamente a Santorini ed Alexandria del Monte dei Paschi di Siena, sono stati ristrutturati con perdite rilevanti per lo Stato.
L'indagine aperta il 27 giugno 2013, venne affidata al procuratore aggiunto Nello Rossi, che si avvalse della collaborazione del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza per i doverosi accertamenti, secondo fonti giudiziarie, starebbe subendo una accelerazione in queste ore, proprio a seguito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani, che ha accertato conflitti di interessi tra S&P e Morgan Stanley, beneficata da una clausola contrattuale capestro, che solo per quella operazione è costata all’erario almeno 2,5 miliardi di euro.
In una fase di crisi drammatica per milioni di famiglie italiane e di giovani senza futuro, diventa doveroso ed urgente accertare il gravissimo danno causato dalle banche di affari, come Goldman Sachs, che ha poi assunto Mario Draghi nei primi anni novanta; Morgan Stanley, che ha cooptato l’ex Ministro del Tesoro Domenico Siniscalco; Credit Suisse, che ha arruolato l’ex direttore e poi ministro dell’Economia Vittorio Grilli, e delle altre 16 banche di affari internazionali (due solo italiane Imi-Unicredit) controparti del Tesoro in strumenti derivati, in un sistema di porte girevoli con il ministero dell’Economia.