A novembre 2014, all’indomani dei prestiti Bce per 129,8 miliardi di euro, (ricevuti da 306 banche europee) a tassi super-agevolati dello 0,15% richiesti nell’ambito del nuovo piano di maxi finanziamenti (Tltro) avviato nel settembre e finalizzati, teoricamente a rilanciare il credito all’economia reale, le banche italiane avevano un portafoglio di Btp, Cct, Bot e altri certificati del Tesoro al massimo storico di 414,730 miliardi di euro (di cui 286 solo di Buoni poliennali) contro i 395 miliardi di settembre, con un aumento di 18,4 miliardi rispetto a due mesi prima. La stessa Banca d’Italia, secondo l’ultimo supplemento al Bollettino statistico Bce n.9 del 13 febbraio 2015, aveva un portafoglio di titoli di Stato italiani, per 101,596 miliardi di euro.
Adusbef e Federconsumatori prendono atto del piano Bce scattato oggi, per acquistare titoli sovrani dell’area euro (eccetto quelli ellenici), ma ritengono che il Quantitative Easing, l’allentamento quantitativo promosso da Draghi, avviato in ritardo e dopo il fallimento dei precedenti prestiti agevolati alle banche europee, che non riuscirà a generare l’effetto auspicato, incidendo direttamente sui prezzi dei titoli di titoli di Stato italiani.
Per aiutare il paese ad uscire dalla recessione, oltre al bazooka di Draghi, occorrono investimenti pubblici nei settori strategici nella ricerca, innovazione, banda larga con i risparmi sugli interessi del debito pubblico,ed una maggiore attenzione alle valutazioni sulla meritorietà del credito, che devono essere sottratte da quei parametri centralizzati delle banche, che non guardano ai progetti del territorio, né alla valutazione dell’affidabilità dei richiedenti, ma soltanto a numeri statistici basati sugli stessi algoritmi i quali, promuovendo la finanza tossica ed i derivati, hanno distrutto economia reale e fiorenti attività imprenditoriali.