Bene la proposta di eliminare la TASI sulla prima casa, ma facendo ordine e ristabilendo l'equità nella fiscalità locale.
Secondo uno studio del C.R.E.E.F. – Centro Ricerche Economiche Educazione e Formazione della Federconsumatori, infatti, si tratta di un tributo iniquo, regressivo e complesso, oltre che estremamente oneroso per le famiglie, ben più caro del'IMU.
Il costo medio di tale imposta per un appartamento di 100 metri quadri abitato da una famiglia di tre persone (coppia con un figlio di età inferiori a 18 anni) categoria catastale A2 classe 3, per quanto riguarda la prima casa, ha registrato rispetto all'IMU 2012 un aumento del +19,16%, pari a +44,85 Euro.
L'importo medio pagato per tale tipologia di appartamento risulta pari a 234,07 Euro.
A pagare le conseguenze peggiori di tale aumento sono state circa 5 milioni di famiglie che prima, grazie alle detrazioni, non pagavano affatto l'IMU e ora si ritrovano invece a pagare salatamente per la TASI.
Abolire questo tributo darà certamente ossigeno alle famiglie, restituendo un minimo di capacità di acquisto persa in questi anni.
Non vorremmo, però, che come accaduto in passato l'abolizione di tale tassa sia solo un'operazione di facciata, dietro alla quale si nascondono notevoli aumenti dei tributi locali, dalle accise alle addizionali.
Se abolizione deve essere che abolizione sia, senza penalizzare i cittadini sotto altre forme.
Inoltre, dal momento che si intende mettere mano a tale tributo, si colga l'occasione per mettere ordine nella fiscalità locale, che presenta divari e disparità intollerabili, responsabilizzando gli amministratori locali attraverso il confronto con le rappresentanze dei cittadini consumatori.