Con dati come quelli che certificano una disoccupazione generale del 12,7% (quella giovanile addirittura al 44,3) con una inflazione al minimo e con un PIL che probabilmente si attesterà a uno 0,7% ci fa dire che il Paese così non uscirà dalla crisi. Dati quindi che impongono di metter da parte ogni ottimismo.
E' chiaro come la ripresa sia ancora lontana. Eppure i presupposti per una politica di rilancio ci sono tutti. Mancano solo il coraggio e la volontà.
1. In primo luogo vi è il calo del costo del petrolio, che dall’anno scorso risulta più che dimezzato e ciò comporterebbe tra le altre cose una forte riduzione dei costi energetici a carico delle imprese contestualmente ad un aumento di produttività delle stesse.
2. Inoltre il tasso di cambio con il Dollaro risulta particolarmente favorevole alle nostre esportazioni.
3. Lo spread Bund – BTP è ai minimi storici facendoci pagare minori interessi sul nostro debito pubblico
4. Con il quantitative easing si avrà un forte sostegno all'export: dato di non poco conto per un paese come il nostro, il cui Pil è prodotto per il 30% proprio dalle esportazioni e che ha un importante settore turistico.
5. L'altro effetto positivo è sui tassi d'interesse, che determinano oltre un abbassamento ad esempio dell'Euribor, che porta non solo sollievo per chi ha le rate del mutuo da pagare ma soprattutto un costo del denaro per investimenti molto basso che dovrebbe agevolare politiche espansive di investimento.
"Non ci sono più scuse. È ora di voltare pagina: il Governo deve aprire gli occhi e avviare immediati provvedimenti attraverso un Piano Straordinario per il Lavoro in grado di sfruttare questi elementi favorevoli, che offrono un vero e proprio trampolino per il rilancio del sistema economico italiano, che punti sulla ricerca e l’innovazione, sullo sviluppo tecnologico, sulle comunicazioni (banda larga in primis), nonché sulla realizzazione di infrastrutture utili al rilancio ed alla qualificazione dell'offerta turistica.” – dichiarano Rosario Trefiletti e Elio Lannutti.
Rilanciare gli investimenti per la ripresa significa rilanciare l'occupazione, specialmente quella giovanile in forte crisi. Questo creerà enormi benefici per l'intera economia: un giovane senza lavoro "costa" mediamente 400-450 Euro a famiglia al mese, famiglie che hanno perso il 13,4% del loro potere di acquisto e che contraggono fortemente i loro acquisti nel mercato deprimendo così l’economia.