L’intollerabile sistema di corruzione, illegalità, omessa vigilanza di Consob e Bankitalia con le porte girevoli tra vigilanti e vigilati, coperture e complicità istituzionali della BpVi (Banca Popolare Vicenza) e Giovanni Zonin sul cui libro paga c’erano tutti i poteri economici, che ha bruciato i risparmi di una vita a 120.000 famiglie- raccontate per l’ennesima volta con nomi, fatti e circostanze oggi con 2 pagine di inchiesta da La Repubblica- non deve restare impunito.
Adusbef, che dal 18 marzo 2008 denuncia alle Procure della Repubblica, a Consob e Bankitalia il sistema corruttivo della BpVi, i metodi estorsivi per diventare azionisti obbligati, pena la mancata concessione di mutui, prestiti, fidi, oggi assieme alla Federconsumatori, ha redatto l’ennesimo esposto raccolto in un dossier, inviato al Ministro della Giustizia Orlando, al presidente della Repubblica e del Csm Sergio Mattarella, al vice presidente Legnini ed a tutti i membri del Csm, al presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) Davigo, all’Autorità Anticorruzione Cantone, al presidente del Consiglio Renzi, infine al Ministro Padoan, chiedendo di intervenire per ripristinare i diritti e la legalità violata, essendo intollerabile che i protagonisti di un crac annunciato, che in Veneto ha prodotto un buco di 18,9 mld di euro, siano ancora a piede libero.
Le tappe del dissesto evitabile di Banca Popolare di Vicenza, sono state così riassunte:
18 marzo 2008: Adusbef deposita esposto alla Procura di Vicenza, a Bankitalia e Consob, denunciando il valore gonfiato delle azioni BpVi, su segnalazione di alcuni piccoli azionisti della BpVi, che lamentavano il rischio di dover essere esposti ad un grave esborso finanziario nel caso in cui fosse stato approvato dall’assemblea dei soci l’aumento del valore delle azioni della banca, fissato al prezzo di euro 58, che doveva ritenersi non congruo rispetto all’effettivo valore del titolo. Dimostrato da una allegata valutazione comparativa con le altre Banche Popolari non quotate;
20 giugno 2008: Zonin cita in giudizio l’avv. Adusbef Golino, chiedendo 2,5 milioni di risarcimento danni;
21 giugno 2009, con il decreto n. 7918/2008 il GIP del TRIBUNALE di VICENZA, archivia la denuncia Adusbef senza darne comunicazione;
28 settembre 2010, la Corte di Cassazione su ricorso Adusbef dell’avv. Antonio Tanza, annulla il provvedimento, con rinvio al Tribunale di Vicenza (Ufficio GIP) per nuovo esame;
1 gennaio 2011: il gruppo incorpora completamente la CariPrato. Nello stesso anno l’istituto apre due sedi di rappresentanza: il primo a Milano in via Turati 12 (nei pressi del palazzo della Borsa Italiana) e il secondo a Roma in piazza Venezia, iniziando la prima campagna pubblicitaria televisiva su scala nazionale;
19 maggio 2012: Tribunale di Roma, prima sezione Giudice Cristiana Ciavattone, condanna Zonin alle spese processuali ed assolve l’avv. Lucio Golino ed Adusbef, che avevano denunciato l’aumento di capitale BpVi fondato su “valori fittizi” ed i vertici dell’azienda come “combriccole di amici (. ..) che continuano a creare disastri (. ..) bruciando il risparmio di milioni di cittadini”; che la gestione della Banca era “scandalosa”;
Ottobre 2013: Gian Andrea Falchi, già stretto collaboratore di Mario Draghi quando era governatore, ingaggiato nel 2013 come consigliere per le relazioni istituzionali, che ha fatto compagnia ad altri funzionari di Bankitalia, approdati nella città del Palladio ed assoldati da Zonin come Mariano Sommella, assunto nel 2008 con i gradi di responsabile della segreteria generale, o Luigi Amore, ex ispettore della Vigilanza diventato responsabile dell’audit, i controlli interni, fino ad arrivare ad Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato, ancora in sella con la carica di Vice presidente della Popolare di Vicenza;
31 dicembre 2013: il capitale sociale della Banca Popolare di Vicenza, si legge sul Documento di registrazione depositato presso la Consob in data 9 maggio 2014, «era suddiviso in n. 83.658.475 azioni ordinarie del valore nominale di euro 3,75, interamente liberate», per cui, visto che il valore di ogni azione fissato dalla banca era di 62,50 euro, la capitalizzazione (valore delle azioni per gli oltre centomila soci) a quella data era di cinque miliardi e 228 milioni;
13 maggio 2014: la Banca Popolare di Vicenza presenta un’offerta per acquistare l’ex sede della Banca d’Italia, Palazzo Repeta a Vicenza, messa in vendita per circa 9 milioni di euro. L’acquisto sarà poi perfezionato qualche mese dopo l’ingaggio di Gianandrea Falchi, ex dirigente di Bankitalia che aveva lavorato nella segreteria di Mario Draghi, quando era Governatore;
8 aprile 2015: il Cda decide la svalutazione del titolo BpVi da 62,50 euro ad azione a 48 euro, facendo scendere la capitalizzazione a 4 miliardi e 15 milioni di euro, bruciando 1 miliardo e 213 milioni di euro;
Il 22 settembre 2015: la GDF effettua perquisizioni su mandato della Procura di Vicenza dopo le reiterate denunce Adusbef (2 dicembre 2014) per il periodo precedente al dicembre 2014, cioè prima che la vigilanza sulla BpVi passasse da Bankitalia a Bce e che quest’ultima intervenisse imponendo una drastica pulizia nei conti, con svalutazioni e perdite per miliardi di euro. Indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza il presidente Gianni Zonin e l’ex direttore generale Samuele Sorato;
16 ottobre 2015: Adusbef invia la diciottesima denuncia contro BpVi, Zonin ed i suoi complici, alla Procura della Repubblica di Trento, competente su Vicenza, al Csm, al ministro della Giustizia Orlando ed al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione;
17 novembre 2015: la Consob commina lieve multa per complessivi 73 mila euro, a tutto il vertice della BpVi, dopo un procedimento disciplinare avviato il 30 luglio 2014 in relazione a “carenze di carattere procedurale nonché condotte operative irregolari relative alla valutazione di adeguatezza” della clientela. Consob ha tenuto segrete le sanzioni, pari a 2.920 euro a testa, per non disturbare i vertici BpVi, scoperta per caso nel supplemento al prospetto di un prestito obbligazionario, non da doverosa comunicazione al mercato, a carico dei componenti del cda, collegio sindacale, direttore generale. Giovanni Zonin, Marino Breganze, Andrea Monorchio, Giorgio Tibaldo, Paolo Bedoni, Paolo Sartori, Alessandro Bianchi, Vittorio Domenichelli, Giovanni Fantoni, Zeffirino Filippi, Maria Carla Macola, Franco Miranda, Gianfranco Pavan, Fiorenzo Sbabo, Maurizio Stella, Paolo Tellatin, Ugo Ticozzi, Nicola Tognana, Giuseppe Zigliotto, Roberto Zuccato, Giovanni Zamberlan, Giacomo Cavalieri, Laura Piussi, Samuele Sorato ed Emanuele Giustini: questi ultimi due usciti dalla banca nella primavera del 2015;
23 novembre 2015: il presidente Zonin rassegna le sue dimissioni dopo quasi 20 anni alla guida della banca. Al suo posto viene nominato l’imprenditore vicentino e vicepresidente di Confindustria, Stefano Dolcetta;
25 novembre 2015: subito dopo le dimissioni, Zonin, con una manovra sulle sue holding, ha assicurato il controllo del gruppo vinicolo ai tre figli. Tre bonifici per un totale di 2,5 milioni sono arrivati nel conto dell’accomandita «Gianni Zonin Vineyards» alla sede storica della Popolare in Contrà Porti. Denaro per ricapitalizzare la sas, retta da un intreccio di titoli in proprietà e usufrutto tra il capostipite e i figli. L’aumento, però, viene sottoscritto solo dai figli che salgono così al 50,02% garantendosi, a cascata, il controllo del gruppo. Operazione per evitare azione di responsabilità ed ipotetico sequestro sulla Casa Vinicola Zonin;
5 marzo 2016: assemblea azionisti BpVi (circa 5.000 dipendenti e 482 sportelli) vota la trasformazione in SPA, l’aumento di capitale e la quotazione in Borsa, le tre delibere imposte dalla Bce in una Gambellara (VI) presidiata da polizia ed esercito, svalutando le azioni da 48 euro a 6,30 euro (per il diritto di recesso);
25 marzo 2016. L’ex presidente Gianni Zonin, dimessosi il 23 novembre scorso, indagato dalla procura vicentina per presunti reati nella gestione della Banca Popolare di Vicenza, incassa un milione di euro di compenso (in linea con il 2014) per il lavoro fatto nell’anno più disastroso nella storia dell’istituto.
20 aprile 2016: in occasione aumento di capitale BpVi richiesto da Bce, non più garantito da Unicredit, il Fondo Atlante si impegna ad acquistare le azioni inoptate al valore di 0,10 euro con una perdita del 99,84%.
Elio Lannutti ( Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)