Con la sentenza del 23 settembre 2016 la Corte Costituzionale mette fine alla discriminazione che non riconosceva al convivente il diritto di fruire del permesso retribuito per assistere una persona con handicap grave.
Nel dettaglio viene definita illegittima la norma nella parte che esclude il convivente tra i soggetti legittimati a fruire del permesso mensile retribuito per l’assistenza alla persona con handicap in situazione di gravità, in alternativa al coniuge, parente o affine entro il secondo grado.
La sentenza ha giustamente affermato che: “Il diritto della persona disabile non sposata verrebbe ad essere irragionevolmente compromesso, non in ragione di una obiettiva carenza di soggetti portatori di un rapporto qualificato sul piano affettivo, ma in funzione di un dato normativo rappresentato dal mero rapporto di parentela o di coniugio."
Le convivenze assumono, finalmente, i diritti attribuiti ai coniugi.
La sentenza rappresenta, in tal senso, un grande passo avanti nella tutela del diritto alla salute dei disabili non sposati.