Riteniamo gravissima la riclassificazione dei contraccettivi orali come farmaci di fascia C. La decisione dell'AIFA è operativa dal luglio scorso e comporta che la pillola contraccettiva non sia più rimborsabile da parte del Servizio Sanitario Nazionale, scaricando così sulle donne il costo di un medicinale necessario ed efficace.
Il provvedimento non è stato adottato, come ci si aspetterebbe, per motivazioni scientifiche ma per sanare “precedenti disomogeneità" riguardanti il regime di rimborsabilità tra vecchi e nuovi farmaci. Si tratta di una logica assolutamente inaccettabile, che antepone le esigenze di bilancio alla salute e alle necessità delle pazienti.
Mettere in discussione e eliminare la gratuità della contraccezione equivale a minare il fondamentale diritto delle donne a decidere liberamente del proprio corpo, senza condizionamenti di tipo sociale ed economico. E' inoltre quasi impossibile non notare una inquietante e sospetta coincidenza tra questa decisione e la recente iniziativa nota come "Fertility Day".
Federconsumatori resta fermamente convinta che la gratuità della contraccezione debba essere garantita e che non sia ammissibile scaricarne i costi sui cittadini.