L’economia italiana guarda ancora da lontano la crescita.
Anche nel 2018 il PIL dell’Italia rischia di essere il più basso d’Europa.
Le stime dell’UE, in linea con quelle del Governo Gentiloni, prevedono una crescita del +0,9% nel 2017 e del +1,1% nel 2018, contro una crescita dell’area euro del +1,7% nel 2017 e del +1,8% nel 2018.
A pesare su tale andamento è soprattutto la mancanza di politiche di investimento.
Tale quadro conferma, infatti, come il Paese necessiti di riforme di carattere strutturale, che puntino prima di tutto sulla ripresa dell’occupazione e sulla redistribuzione dei redditi.
I piani del Governo non sembra vadano esattamente in questa direzione: basti pensare alla minaccia incombente dell’aumento dell’IVA, previsto per il 2017.
Un’operazione che peserà sui consumi, specialmente su quelli dei bassi redditi, accrescendo la forte difficoltà delle famiglie, già messe in luce dai recenti dati sull’economia.
Un progressivo impoverimento dovuto specialmente agli aumenti tariffari a cui le famiglie devono fare fronte, che secondo un nostro recente studio hanno registrato un incremento del +34,35% negli ultimi 10 anni.
Un aumento insostenibile e spesso ingiustificato, sul quale il Governo dovrebbe puntare una lente di ingrandimento, monitorando andamenti e possibili abusi.
Al fianco di tale azione è indispensabile che l’esecutivo avvii un serio piano per la crescita e lo sviluppo, che punti su ricerca, innovazione, modernizzazione delle infrastrutture e valorizzazione dell’offerta turistica per creare nuova occupazione e dare nuove prospettive all’intera economia.
Il nostro osservatorio Nazionale ha calcolato che se il tasso di disoccupazione si attestasse al 6% il potere di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa 40 miliardi di Euro annui.
È evidente, quindi, che rimettere in moto il mercato occupazionale è il primo passo per innescare una crescita virtuosa che, attraverso una ripresa della domanda interna, porterà ulteriori benefici sul fronte della produzione e della stessa occupazione.