Rimangono timide, anche dopo la revisione dell’Istat, le stime sul PIL del nostro Paese nel 2017, che passano dal +0,9% al +1%.
È lo stesso Istituto Nazionale di Statistica a rilevare come sia ancora elevato il divario con l’Europa: “la diversa intensità della crescita rispetto a quella dell’area euro costituisce una caratteristica dell’attuale ciclo economico.” – afferma l’Istat – “Prendendo come riferimento il primo trimestre del 2015, il PIL italiano è cresciuto dell’1,9% nei primi tre mesi del 2017. Nello stesso periodo il PIL dell’area euro è aumentato del 3,5%”.
Risultano alquanto ottimistiche, inoltre, le affermazioni relative all’andamento della domanda interna e del mercato occupazionale: la crescita dei consumi dell’1% sarebbe infatti alimentata, secondo l’Istat, “dai miglioramenti del mercato del lavoro”.
Un miglioramento che dai dati risulta marginale: il tasso di disoccupazione previsto, infatti, si ferma all’11,5%, segnando un lievissimo ridimensionamento rispetto all’11,7% del 2016.
È evidente che per una vera e stabile ripresa del mercato interno è necessario intervenire in maniera incisiva sulla redistribuzione dei redditi e sul rilancio dell’occupazione.
Investimenti per lo sviluppo, la crescita e la ricerca sono il primo passo per avviare un Piano straordinario in tal senso, che restituisca ai tanti, troppi, disoccupati nel nostro Paese prospettive ed opportunità.
Secondo quanto stimato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori se la disoccupazione tornasse a livelli pre-crisi (vale a dire a circa il 6%, livello ancora elevato a nostro avviso) la capacità di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa +40 miliardi di Euro l'anno (dal momento che le famiglie non sarebbero più costrette a destinare parte del loro bilancio al mantenimento di figli e nipoti disoccupati).
Non dimentichiamo che, come sottolinea l’Istat nella sua nota confermando l’allarme che abbiamo lanciato da tempo, in questa fase, ad incidere in maniera negativa sull’andamento dei consumi, vi è l’elevato livello del tasso di inflazione, cresciuto sulla spinta dell’aumento dei costi delle tariffe. Per questo si rivela sempre più urgente e necessario, al fianco delle operazioni sul piano occupazionale, anche un serio piano di azione per la verifica ed il monitoraggio degli andamenti tariffari: non dimentichiamo a tale proposito che, secondo una nostra analisi, nell'ultimo decennio le tariffe sono aumentate mediamente del + 34,35%.