Una ennesima beffa colpisce i risparmiatori di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca: dopo aver accettato una vera e propria elemosina in relazione a quanto investito, ora si trovano a fronteggiare il rischio che, quel misero risarcimento, sia per di più eroso dal fisco.
I risparmiatori si BPVI, nel dettaglio, hanno ricevuto 9 euro a fronte di un valore massimo delle azioni che raggiunse quota 62,50 Euro. Gli azionisti di VB che hanno aderito all’offerta, invece, hanno riavuto in tasca 6,10 Euro a fronte di azioni che raggiunsero quota 40,75 Euro.
Nonostante le banche sostengano che “per gli azionisti o altri soggetti il riconoscimento economico non costituisce un reddito imponibile”, è battaglia con l’Agenzia delle Entrate: il contendere è sulla forma del ristoro percepito. Dal momento che l’offerta lo classifica come un’operazione di carattere transattivo “a fronte della rinuncia dell’azionista ad agire contro la banca” su di esso possono essere applicate le relative imposte sostiene l’Agenzia delle Entrate.
Una vicenda assurda e improponibile, che vede ridursi ulteriormente il risarcimento già esiguo che i risparmiatori hanno ricevuto. È impensabile che a fare le spese di questa incomprensione di carattere burocratico siano i risparmiatori.
Chiediamo urgentemente agli istituti ed all’Agenzia delle Entrate di individuare le soluzioni più opportune per far sì che i risparmiatori, già vittime del crack, non subiscano anche questa beffa.