Mercoledì 28 giugno alle ore 11.30 presso il TAR di Torino si terrà l'udienza per il ricorso presentato da Federconsumatori e il Comitato Nazionale Pendolari Alta Velocita contro il dispositivo emanato dalla Autorità dei trasporti in merito alla problematica degli abbonamenti dei pendolari alta velocita, che l'Autorità considera come libero mercato e non come servizio universale.
Si tratta di una vera e propria battaglia per chi viaggia per lavoro e ha trovato nei biglietti in abbonamento una soluzione ottimale per salvaguardare le proprie condizioni di vita: quell’abbonamento gli ha permesso di conciliare lavoro e famiglia, lavoro e vita sociale, in un sistema di trasporto extraurbano che se non servito dall’alta velocità, di fatto, impedirebbe la possibilità di lavorare, portando chi viaggia a due scelte: entrare nel mondo dei disoccupati (già così ampio numericamente nel nostro Paese) o lasciare casa/famiglia /affetti per trasferirsi là dove il lavoro attualmente viene svolto, con sacrifici non indifferenti di orari.
Stupisce che un Governo che si dice attento ai diritti universali quali "Trasporti/Scuola/Sanità" sia indifferente a questo problema che da moltissimo poniamo e che avrebbe dovuto vedere la costituzione di un tavolo tra tutti i soggetti interessati, al fine di trovare una soluzione che permettesse di conciliare lavoro-mobilità-costi. Questo, purtroppo, non è accaduto.
Ci permettiamo di prendere esempio dalla vicenda storica della donna di colore che si rifiutò, in America, di alzarsi per cedere il posto ad un uomo bianco, portando questo episodio famoso come un principio di equità sociale in relazione ad un diritto universale come quello della mobilità sostenibile. Noi ci sentiamo come quella donna, non vorremmo cedere il nostro posto di persone che viaggiano per lavoro a chi viaggia per svago!
I pendolari alta velocità sono trattati alla stregua di cittadini di secondo livello: potrà accadere che il posto sui treni di alta velocità venga loro tolto automaticamente da un dispositivo che permetterà a Trenitalia e ad Italo di incassare di più, a discapito di chi lavora.
Abbiamo più volte provato a dire che sarebbe stato possibile conciliare alcuni orari dell’alta velocità con gli orari dei pendolari e considerare tali orari all'interno di un percorso di mantenimento degli abbonamenti: questo avrebbe potuto e dovuto essere il percorso del prospettato e mai attuato confronto con le Istituzioni.
Ci auguriamo che il Giudice tenga conto di tali considerazioni e condivida con noi quanto sia ingiusto privilegiare il libero mercato, a discapito dei diritti dei pendolari.