Il CETA, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada, è approdato in Parlamento.
Per questo domani, 5 luglio, saremo in Piazza Montecitorio al fianco di CGIL, Coldiretti, Stop TTIP Italia, Greepeace, Slow Food, Adusbef, Fondazione Univerde e molte altre sigle, per fermare il trattato di libero scambio con il Canada (Ceta).
Abbiamo avuto modo nelle settimane passate di sottolineare al Presidente del Senato e alla III Commissione Esteri al Senato le criticità che riguardano in primo luogo il principio di precauzione, che non è previsto né tantomeno tutelato dal CETA: mentre in Europa se un’azienda deve commercializzare una sostanza, è prima tenuta a dimostrare scientificamente che questa non provochi alcun danno, in Canada, così come negli Stati Uniti, avviene esattamente il contrario. In questo senso l’accordo sancisce un cambiamento nettamente peggiorativo in termini di tutela della salute del consumatore.
Altra forte criticità riguarda le clausole di risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, la cui adozione consente a gruppi privati di ricorrere ad un arbitrato internazionale qualora vedano i propri investimenti messi a rischio da provvedimenti varati dai governi. In questo modo viene istituito una sorta di tribunale sovranazionale, limitando la possibilità stessa, da parte dello Stato, di adottare leggi di interesse pubblico che tocchino gli interessi e i guadagni delle aziende.
Estremamente allarmante, inoltre, è la questione delle denominazioni italiane DOP e IGP. In base ad un criterio che non è stato reso noto, sono stati selezionati 41 prodotti italiani tutelati dal CETA: questo significa che le restanti 248 denominazioni Made in Italy restano escluse, senza alcuna tutela.
Rimane aperta, inoltre, la questione che riguarda i probabili rischi per il mondo del lavoro. L’accordo infatti non prevede disposizioni vincolanti in merito alla sicurezza del lavoro, all’incremento dell'occupazione, alla tutela della salute e alla sostenibilità sociale e ambientale.
Per questi motivi chiediamo ai Parlamentari di votare NO al trattato, in nome della sicurezza dei cittadini e della tutela delle nostre produzioni di qualità.