Confusione, lungaggini e una serie di rimpalli di responsabilità: così si può riassumere l’insieme di inefficienze che hanno portato alla morte di un giovane di 23 anni a Napoli.
Il padre ha denunciato i gravi ritardi nell’assistenza sanitaria al ragazzo, che ha dovuto attendere 4 ore per una tac che avrebbe rivelato l’esistenza o meno di una emorragia interna.
Il Ministero della Salute ha inviato i propri ispettori per fare luce sulla vicenda, ma questo non è di certo sufficiente a placare la rabbia e lo sconforto dei genitori del ragazzo e di un Paese intero, costretto a fare i conti con intollerabili inefficienze e disparità nella tutela della salute.
Il diritto alle cure non può e non deve soccombere a logiche organizzative e burocratiche.
Troviamo del tutto inaccettabile tale vicenda, emblematica del forte contrasto esistente, nel Paese, in tema di tutela della salute e accesso alle cure.
“Vi sono troppe e profonde diseguaglianze e differenze nell’organizzazione e nello stato della sanità tra le varie Regioni. A pagare il prezzo maggiore sono i cittadini del Sud del Paese, che si vedono negato il diritto alla salute e scontano la mancanza di strutture sufficientemente appropriate ad assicurare l’adeguatezza delle cure.” – dichiara Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.
Per questo riteniamo fondamentale che il Ministero, oltre ad avviare gli opportuni controlli, metta in atto politiche straordinarie tese a ristabilire una pronta, efficace e attenta tutela sanitaria in tutto il Paese, con particolare riferimento alle Regioni del Sud.
È urgente dare risposte concrete ei cittadini, specialmente a tutti coloro che da anni pagano le disfunzioni di un sistema sanitario che, in alcune Regioni, è inefficiente e del tutto inadeguato a tutelare il diritto fondamentale alla salute.
La Federconsumatori è a disposizione dei familiari del giovane Antonio per ogni eventuale assistenza.