Il pronunciamento del Tar del Lazio, che ha respinto la richiesta di sospensione del decreto relativo all’obbligo di indicare l’origine del grano utilizzato per produrre la pasta, conferma l’inviolabile diritto dei cittadini ad avere informazioni chiare, complete e trasparenti sugli alimenti da acquistare e consumare.
Come Associazione che da anni si batte per la tracciabilità dei prodotti e perché venga riportato in etichetta il maggior numero possibile di informazioni, abbiamo accolto con favore l’emanazione della legge e valutiamo altrettanto positivamente una sentenza che sbarra la strada alle incomprensibili rivendicazioni di chi si oppone alle normative adottate a tutela dei consumatori.
Il provvedimento entrerà quindi in vigore, come previsto, a febbraio del prossimo anno. Nel frattempo è opportuno agire anche sul piano comunitario, compiendo passi significativi per estendere finalmente l’obbligo a tutta l’UE. Il Regolamento n. 1169 sull’etichettatura – che prevede appunto l’obbligo di indicazione di origine dell’ingrediente primario di un prodotto qualora questa sia differente dal luogo di confezionamento – è in vigore già da anni ma di fatto non è operativo, a causa della mancata emanazione della legge attuativa.
“Il pronunciamento del Tar conferma le posizioni che da tempo sosteniamo e difendiamo. Ora è urgente che l’Unione Europea si muova per attuare pienamente e tempestivamente anche negli altri Stati membri una normativa fondamentale per tutelare il diritto alla sicurezza alimentare” – dichiara
Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori.
Non ci stanchiamo di ribadire che l’obbligo di indicazione di origine è un elemento da cui non si può prescindere per garantire la sicurezza alimentare nonché per assicurare ai cittadini la possibilità di compiere scelte consapevoli.