È uscito ieri un articolo su un quotidiano nazionale che analizza con precisione gli aumenti dei costi delle autostrade (+75% in vent’anni a fronte di un tasso d’inflazione del 36/37%), spiegando ciò che anche noi sosteniamo da anni: il passaggio della gestione della rete autostradale nelle mani dei privati si è tradotta in aggravi economici per i cittadini e ha invece riservato notevoli vantaggi ai concessionari.
Dall’analisi emerge che la rete, seppure privata, mantiene di fatto una sorta di monopolio naturale, poiché una tratta non può essere affidata a più concessionari in concorrenza tra loro né, naturalmente, si possono costruire due autostrade parallele per avere più concessionari. L’assenza di una reale situazione di concorrenza determina una sorta di monopolio da prima repubblica in cui a rimetterci sono, come sempre, i consumatori.
Negli anni scorsi la revisione delle tariffe autostradali veniva determinata dal CIPE (Comitato Interministeriale per La Programmazione Economica) che aveva il compito di vigilare su decine di prezzi. Con la liberalizzazione questo compito è passato prima all’ANAS e poi al Ministero delle Infrastrutture ma nel sistema di calcolo degli aumenti non sono intervenute variazioni rilevanti. I concessionari presentano le richieste di aumento in base a parametri legati all’inflazione (ad esempio la quantità e la copertura degli investimenti): anche se tali parametri non sono discrezionali, lo sono i valori ad essi assegnati, con meccanismi che di fatto assegnano sempre un premio maggiore rispetto a quanto speso dal concessionario. Il concessionario, quindi, sa che di fatto più spende più guadagna. I parametri, così come il contenuto delle concessioni, non sono pubblici, poiché si tratta di dati sensibili di società private, quindi diventa difficile stabilire un percorso annuo con il Ministero competente, che assegna gli aumenti richiesti senza avere basi reali di confronto. Ci auguriamo che quanto prima il controllo dell’adeguamento delle tariffe passi all’Autorità dei Trasporti con la gradualità prevista dalla scadenza delle concessioni: auspichiamo che il compito di indire le gare per il rinnovo delle concessioni e di stabilire le convenzioni venga assegnato quanto prima all’Autority, che dovrà valutare se concedere o meno gli aumenti in base un modello tariffario già studiato per l’autostrada Torino-Ivrea-Aosta. Questa tratta è la prima che ha visto scadere la concessione e che a fine anno ha registrato un aumento dei pedaggi del +1,74% che, se venisse già applicato lo schema dell’Autorità, non ci sarebbe stato.