Il regolamento europeo per il biologico approvato dal Parlamento Europeo prevede numerose novità che, purtroppo, non possiamo certo definire positive. Se da una parte viene imposto un adeguamento agli standard comunitari per i prodotti bio provenienti da Paesi extra UE, dall’altra è anche ammessa la possibilità di bypassare questo vincolo per ragioni di approvvigionamento. Inoltre gli Stati comunitari che applicano soglie massime per le sostanze non autorizzate nei cibi biologici – ad esempio per i pesticidi – potranno sì continuare ad adottare tali restrizioni ma ad una condizione: dovranno consentire agli alimenti biologici provenienti da altri Paesi membri che non applicato lo stesso criterio di entrare nel loro mercato. Resta poi irrisolta la questione della contaminazione, poiché il testo lascia gli Stati membri liberi di concedere la certificazione biologica anche in presenza di residui di fitofarmaci o di contaminazione da Ogm. Come è evidente, si tratta di un testo che presenta poche luci e molte ombre: non solo rischia di risultare penalizzante per l’intero settore, in particolare per le produzioni italiane, ma soprattutto lascia il consumatore nell’indeterminatezza. Dopo la recente adozione di una linea incomprensibile e non condivisibile in materia di obbligo di indicazione di origine dei prodotti, ancora una volta l’UE decide di dare la precedenza agli interessi delle aziende a scapito della tutela del diritto alla sicurezza alimentare. L’esame del testo appena votato offriva l’opportunità di regolamentare con maggiore precisione un ambito in cui sono ancora presenti numerose lacune normative che confondono e disorientano i cittadini ma, purtroppo, questa occasione non è stata colta.
“Siamo in presenza di una soluzione di compromesso tra le posizioni dei diversi Paesi che non possiamo valutare positivamente, poiché di fatto non offre alcuna garanzia al consumatore e non introduce alcun miglioramento dal punto di vista della sicurezza alimentare” – dichiara Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori.