Abbiamo apprezzato le parole di cordoglio per il vile assassinio di Soumayla Sacko, lavoratore sindacalista, immigrato, reo di aver cercato qualche materiale per costruire baracche in un capannone abbandonato.
Ma le parole non servono più, c’è bisogno di atti concreti. Basta con ogni forma di caporalato. Basta con la caccia all’immigrato che però è tanto utile nei lavori sui campi. Basta con le nuove forme di schiavitù verso uomini e donne che vivono nel nostro Paese e che producono ricchezza di cui, a loro, vanno solo le briciole. Il nostro è il Paese la cui costituzione è impregnata dei principi contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Non tolleriamo la doppiezza morale di chi in Parlamento, dopo giorni di silenzio, applaude nel ricordo di Soumalya e contemporaneamente incita all’odio verso gli immigrati. Invece di tante parole di circostanza uniamoci ai tanti Soumalya e ai tanti lavoratori italiani e immigrati che chiedono un lavoro e condizioni di vita dignitose. Una parte devono farla anche le Associazioni dei Consumatori che devono promuovere un consumo consapevole e rispettoso delle condizioni di lavoro di chi produce i beni che quotidianamente consumiamo. Ci batteremo contro quanti vogliono mettere in contrato consumatori e lavoratori, anche perché ognuno di noi è nello stesso tempo le due cose insieme. La Federconsumatori sarà sempre dalla parte di quanti, immigrati e italiani, nei campi e nella gig economy chiedono e pretendono diritti e di essere considerati persone, cittadini al di là del colore della loro pelle, del credo religioso, della loro appartenenza politica o sindacale.