L’Istat rivede al ribasso le stime dell’inflazione, che si attesta all’1,4% su base annua.
Netta diminuzione per il tasso relativo al cosiddetto carrello della spesa, che passa dal 2,1% all’1,5%.
Un dato alquanto inatteso, soprattutto se si considerano gli aumenti registrati sul piano dei carburanti e dei costi energetici.
Il tasso di inflazione a questi livelli, in ogni caso, comporterà aggravi di circa 414 Euro annui.
Un aggravio che non farà altro che accentuare la difficoltà delle famiglie nel far fronte alle spese quotidiane. Una difficoltà dettata, nella maggior parte dei casi, dal divario tra l’incremento della spesa e quello, ancora esiguo e insufficiente, dei redditi. Da un nostro recente studio è infatti emerso come dal 2013 al 2018, vi sia stata una crescita del reddito medio del +4,4% (3,8% al netto dell’inflazione), a fronte di un aumento della spesa del +6,4%. La spesa cresce più velocemente del reddito, specialmente per i redditi medio-bassi.
“E’ evidente come, per far fronte all’aumento di spesa prospettato, si renda sempre più urgente un intervento del Governo teso alla redistribuzione dei redditi e alla creazione di nuove opportunità di lavoro stabile, superando sterili logiche di assistenzialismo.” – afferma Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.
In tal senso è necessario fornire ai cittadini ed all’intero sistema economico una visione di crescita, attraverso l’avvio di piani di investimento in grado di fornire nuove prospettive di sviluppo e crescita all’economia, di cui purtroppo non vediamo traccia del DEF.