Non esitiamo a definire inammissibile la proposta, lanciata dal Vicepremier Matteo Salvini, di abolire il valore legale della laurea. In un momento in cui la crisi del mercato occupazionale, in particolare quello giovanile, non accenna a ridursi, l’ultima cosa che serve al Paese è un intervento che, di fatto, finirebbe per favorire le discriminazioni tra atenei e tra studenti.
Il Ministro dell’Interno ha fatto riferimento all’urgenza di una riforma della scuola e dell’università, mettendo al centro di una ipotetica trasformazione del sistema dell’istruzione una delle battaglie storiche della Lega Nord, che tuttavia, in nome della “concorrenza tra atenei”, avrebbe l’unico effetto di far nascere università di serie A e di serie B. Eliminando il valore legale, verrebbe cancellata l’universalità della laurea e, cosa ancora più grave, si innescherebbe un iniquo e pericoloso effetto domino: gli atenei con maggiore disponibilità di fondi potrebbero offrire stipendi più alti e, rappresentando una soluzione professionale più allettante per i docenti, riuscirebbero quasi certamente ad “accaparrarsi” gli insegnanti migliori. A pagare i costi di questo meccanismo sarebbero, almeno in parte, gli studenti, poiché le università sarebbero portate ad aumentare le tasse: di conseguenza solo i ceti più abbienti potrebbero permettersi l’accesso alle università migliori.
Una proposta, dunque, assolutamente inaccettabile.
“E’ gravissimo che un Ministro della Repubblica, che ha il preciso dovere di tutelare i diritti dei cittadini, lanci una proposta che di fatto subordina l’accesso all’istruzione a logiche di mercato” – dichiara Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori.