Era metà Maggio quando segnalavamo al Garante della Privacy la violazione dei dati personali messa in atto dall’App Eni gas e luce, sul sistema operativo Android. Molti utenti ci avevano indicato, infatti, come tale app, che consente di usufruire su smartphone e tablet dei servizi online della società, per visualizzare lo storico delle bollette e quella di prossima emissione richiedesse l’autorizzazione ad accedere ai contenuti multimediali, ai file e alle foto del dispositivo dell’utente. Nel caso in cui il consumatore negasse il consenso ad accedere genericamente ai propri dati personali, sarà impossibile visionare il dettaglio della fattura.
In relazione a tale denuncia è stata chiamata in causa Google Ltd, dal momento che l’applicazione in questione prevede tale obbligo in quanto il sistema operativo Android, sviluppato da Google per numerosi dispositivi mobili, “presenta alcuni vincoli di ordine tecnico non escludibili”.
In seguito a tale vicenda sono state concesse a Google non una, bensì ben due proroghe relativamente ai chiarimenti da fornire in ordine al procedimento avviato per violazione dei dati personali.
È giunto il momento di procedere senza ulteriori concessioni. Un’esigenza che si rende sempre più urgente se si considera che, proprio in questi giorni, il colosso è finito nel mirino dell’Autorità irlandese di protezione dei dati proprio per il presunto uso di pagine nascoste per fornire informazioni agli inserzionisti, creando un profilo a cui le aziende possono accedere per poter indirizzare in modo più incisivo i propri messaggi pubblicitari. In tal modo l’accesso ai nostri dati è pressoché illimitato, potendo così conoscere anche informazioni relative ai nostri dati sanitari e alle nostre opinioni politiche.
Ci auspichiamo un intervento immediato e risolutivo affinché questa condotta poco trasparente e assolutamente lesiva della riservatezza degli utenti venga accertata, limitata e sanzionata.
Inoltre sollecitiamo il Garante ad avviare opportune attività di indagine per appurare se le condotte additate a Google dall’Autorità irlandese siano state messe in atto nel nostro Paese: una pratica che avrebbe conseguenze gravissime in relazione alla riservatezza dei dati degli utenti e profilerebbe abusi che devono essere rimossi e sanzionati in modo esemplare.