Il dibattito sull’app Immuni, adottata dal Governo per contenere ed arginare il numero dei contagi da Covid-19 nella fase 2, si sta facendo sempre più acceso e controverso.
Esistono molte perplessità su Immuni, in primis sulla non obbligatorietà. Per essere utile nel tracciamento dei contatti con chi è stato contagiato l’app, a detta degli esperti, dovrà essere scaricata da almeno il 60% della popolazione, in modo da garantire l’efficienza del sistema ed evitare una seconda ondata di contagi.
Chi non la scarica potrebbe, però, essere sottoposto a delle restrizioni nelle possibilità di spostamento, ancora non meglio definite. Per gli anziani che a volte hanno poca dimestichezza con la tecnologia, ma rimangono i più esposti al rischio Covid-19, è allo studio l’adozione di appositi braccialetti per il tracciamento.
La questione è delicata, da un lato vede la tutela della privacy, dall’altro la sicurezza e la salute del Paese.
Attendiamo di ricevere tutte le indicazioni e le informazioni necessarie a comprendere il funzionamento esatto dell’app per il tracciamento, ma a nostro avviso è necessario affermare un principio di priorità che, seppur ponendo la massima attenzione alla tutela dei diritti costituzionalmente garantiti, metta in primo piano la salute pubblica: la priorità in questo momento è, infatti, quella di garantire la sicurezza dei cittadini.
Giudichiamo positivamente ogni azione intrapresa per garantire la salute dei cittadini, ivi compreso un sistema di tracciamento sicuro e garantito, anche obbligatorio, purché si rispettino alcuni parametri fondamentali come la raccolta di dati in forma anonima; una gestione assegnata a enti e istituzioni affidabili e certificate, in stretto raccordo con l’Autorità Garante della Privacy; un utilizzo ristretto e limitato unicamente ai tempi relativi all’emergenza.