La travagliata vicenda del c.d. “Dieselgate”, fascicolo affidato alla Procura di Verona, non poteva avere, per ora, esito peggiore. Il PM Zenatelli ha infatti deciso di presentare richiesta di archiviazione, al Giudice delle Indagini Preliminari per il procedimento a carico dei vertici delle case automobilistiche interessate dopo quasi 3 anni di indagini e lo svolgimento di un complesso incidente probatorio, che hanno rilevato come effettivamente sui veicoli fosse installato un defeat device atto ad alterare le emissioni rispetto a quelle dichiarate.
Dagli Stati Uniti alla Germania: ovunque gli automobilisti coinvolti nel caso della vendita delle auto con emissioni truccate sono stati risarciti, la casa costruttrice pesantemente sanzionata e i vertici in alcuni casi condannati, ma in Italia no.
Sintomo, questo, non solo di una scarsa attenzione nei confronti della parte più debole, ignara della truffa condotta a suo danno, ma anche nei confronti dell’ambiente. Infatti l’iniziale possibile imputazione per disastro ambientale, venne inspiegabilmente accantonata, sebbene sia evidente l’impatto sulla qualità dell’aria e la salute dei cittadini delle emissioni superiori agli standard Euro dei veicoli prodotti dalla casa di Wolfsburg.
Confidando nel buon senso e nella sensibilità della Procura, da tempo avevamo ipotizzato e valutato che fosse reinserita tra i capi di eventuale imputazione anche il reato di disastro ambientale, inizialmente considerato dalla Procura di Torino, anche alla luce degli studi dell’OMS condotti in tal senso e riguardanti proprio la drammatica incidenza di malattie all’apparato respiratorio nella pianura padana tra le aree più inquinate d’Europa, ma non coltivata dalla Procura scaligera.
Non solo quindi questo appello è rimasto inascoltato, ma l’archiviazione rappresenta oggi la conferma della volontà di negare quanto evidente nel resto d’Europa e del mondo e di lasciare senza tutela i diritti dei cittadini: quelli truffati, direttamente danneggiati sul piano economico e tutti gli altri, danneggiati dal maggiore inquinamento causato dal sacrificio di motori più rispettosi dell’ambiente in favore di performance di guida più appetibili.
“Una decisione inaccettabile, quella della Procura.” – afferma Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori. – “Riteniamo che l’orientamento sia del tutto irrispettoso del danno arrecato all’ambiente e alla salute dei cittadini, nonché dei consumatori che hanno acquistato i veicoli anche in considerazione della loro maggiore compatibilità con una sempre maggiore coscienza ambientale. A loro bisogna dare una risposta certa e motivata, e la scelta di chiedere l’archiviazione in un momento in cui l’attenzione di tutti è rivolta alla diffusione del virus Covid19 appare sicuramente poco opportuna oltre che incomprensibile.”