Continua a crescere il mercato dell’e-commerce anche dopo il lockdown. Questo il risultato delle rilevazioni Istat, che registra una crescita in valore del 41,7% del commercio online rispetto all’anno precedente, record assoluto.
Si confermano in grande sofferenza, invece, i piccoli negozi, le cui vendite si attestano al -18,8%.
Anche la grande distribuzione subisce una riduzione delle vendite del -4,4%.
I dati sul trimestre marzo-maggio 2020 risentono ancora del periodo di chiusura: “le vendite al dettaglio registrano un calo del 20,6% in valore e del 21,8% in volume rispetto al trimestre precedente. Diminuiscono le vendite dei beni non alimentari (-37,4% in valore e -37,8% in volume), mentre le vendite dei beni alimentari mostrano variazioni positive (rispettivamente +1,5% in valore e +0,4% in volume).” – riporta l’Istituto di Statistica.
Segnali che vanno letti alla luce del periodo di lockdown che il Paese pian piano sta superando, che non potrà che lasciare pesanti strascichi in termini economici, determinando anche un profondo cambiamento delle abitudini di consumo dei cittadini.
Molti in questi mesi a casa hanno sperimentato, spesso per la prima volta, gli acquisti online, alcuni anche la spesa online. Il grado di soddisfazione è elevato, ma influisce su tale dato la percezione di sicurezza che i cittadini hanno fortemente apprezzato potendo effettuare acquisti senza fare lunghe ore di fila esposti al virus.
Questa modalità di vendita, ormai sdoganata, continuerà ad essere sfruttata dai cittadini: per questo è necessario accelerare la discussione e l’avvio di provvedimenti tesi a garantire maggiormente i diritti degli acquirenti online, soprattutto sul piano della sicurezza dei prodotti.
In merito ai risvolti economici dei dati odierni, inoltre, è indispensabile che il Governo disponga misure di sostegno alla domanda interna, partendo dall’immediata erogazione bonus e agevolazioni a tutti coloro che da mesi li attendono. Provvedimenti che non dovranno essere unicamente di carattere emergenziale, ma si dovranno tradurre in misure strutturali capaci di restituire al Paese opportunità di crescita e sviluppo, mai urgenti come ora.
In tal senso è ora di mettere un punto a ogni dubbio sul Mes: ottenere i fondi europei per la sanità consentirebbe all’Italia di convogliare le risorse necessarie, anche di provenienza europea, sugli investimenti indispensabili per la ripresa. Ci pare del tutto pretestuosa e sterile la polemica sul nome del provvedimento, ci auguriamo che le parole odierne del commissario all’economia Paolo Gentiloni, che garantisce l’eliminazione delle condizionalità macroeconomiche insite nel meccanismo del Mes, possano finalmente far capire a tutti la verità su tale misura.