L’istruttoria che l’Antitrust ha avviato nei confronti di Google per l’abuso di posizione dominante in tema di advertising online, oltre a destare forte preoccupazione, rivela le molte ombre presenti in tale materia.
Non solo è estremamente allarmante la mole di dati e informazioni che chi opera in tale settore è in grado di raccogliere sugli utenti, ma lo è ancor di più il fatto che tali dati siano concentrati nelle mani di pochi operatori.
Quella affrontata dall’AGCM è una questione di primaria importanza, in cui spesso però l’utente è messo in secondo piano. Comprendiamo la necessità di affrontare gli aspetti discriminatori sul piano economico e concorrenziale, ma siamo convinti che non si possa parlare di pubblicità online senza considerare gli abusi commessi a danno della privacy dei cittadini. La targettizzazione e la profilazione degli utenti deve essere realizzata nel rispetto della normativa della privacy e della trasparenza: sono ancora troppe le irregolarità, i dubbi e le scorrettezze che adombrano tale materia. Siamo tutti memori delle vicende che hanno destato scandalo, dalla bambola Cayla alle app rimosse dagli store perché colpevoli di tracciamenti occulti. Gli utenti, sempre più consapevoli di tali dinamiche e dei rischi ad esse connessi, ci segnalano spesso dubbi circa applicazioni e dispositivi in loro possesso, a partire proprio da quelli relativi alla smart home. Questione ancor più rilevante se si considera il massiccio ricorso allo smart work a causa della pandemia.
Tutto ciò ci deve far aprire gli occhi: dal momento che si manifestano esigenze più stringenti in termini di tutela della privacy, nonché di possesso e salvaguardia dei dati, si rende sempre più attuale il dibattito circa la costruzione di una piattaforma europea per i big data. Operazione fondamentale se non si vuole rimanere relegati alla marginalità negli scenari geopolitici e per evitare che l’Europa rimanga schiacciata tra le prepotenti ambizioni di dominio dell’infosfera apertesi tra USA e Cina. È necessario una svolta radicale anche nella concezione di tali questioni: ben vengano la corretta concorrenza e la trasparenza nella raccolta, ma è opportuno rimettere il cittadino al primo piano e analizzare, in questa nuova ottica, le manipolazioni e gli usi distorti o illeciti che di tali dati si possono fare compromettendo potenzialmente ogni ambito della nostra vita, dalla salute, al lavoro, alla sfera sociale.