L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha realizzato la consueta indagine sui costi delle università italiane. Premettendo che il calcolo della tassazione universitaria dipende dal reddito familiare e che, come nelle indagini precedenti, sono state prese in considerazione cinque fasce reddituali di riferimento, ai fini di una corretta lettura dei dati, è opportuno precisare che in seguito all’emergenza COVID un decreto del Ministero dell’Istruzione ha esteso la c.d. “no tax area” – introdotta nel 2017 dalla Legge di Bilancio e destinata agli studenti con reddito ISEE inferiore a 13mila euro – alle famiglie con reddito ISEE fino a 20mila euro. Coloro i quali rientrino nei parametri previsti – che per gli iscritti agli anni successivi al primo includono anche il conseguimento di un numero minimo di crediti formativi – devono quindi corrispondere unicamente la tassa regionale e l’imposta di bollo e non sono pertanto tenuti a pagare i contributi universitari a cui sono invece soggetti tutti gli altri studenti. Inoltre, sempre in seguito al protrarsi dell’emergenza sanitaria, alcuni atenei hanno esteso ulteriormente la “no tax area” o comunque hanno previsto sconti anche per gli studenti con redditi superiori alla soglia indicata; ne deriva pertanto che molti dati della presente indagine non siano realisticamente comparabili con quelli riportati nel Rapporto del 2018. Confrontando però gli importi massimi – gli unici non interessati dalle agevolazioni – si riscontra un aumento delle tasse pari al +3,46% rispetto a due anni fa.
Come di consueto, nella realizzazione del report l’Italia è stata suddivisa in tre macroaeree geografiche e anche quest’anno, sempre relativamente alla tassazione massima, gli atenei settentrionali si confermano i più cari: i costi superano del +47,2% quelli delle università del Sud e del +19,7% quelli degli atenei del Centro. Si conferma inoltre il primato di ateneo più caro dell’Università di Pavia, che prevede imposte massime medie di 4.223,00 euro annui (3.963,00 euro per le facoltà umanistiche e 4.483,00 euro per i corsi di laurea dell’area scientifica). Seguono nell’ordine l’Università di Milano (3.206,00 euro per le facoltà umanistiche e 4.060,00 euro per quelle scientifiche) e La Sapienza di Roma (2.977,00 euro e 3.082,00 euro rispettivamente per le facoltà umanistiche e scientifiche).
L’estensione della no tax area e l’applicazione di ulteriori agevolazioni sono, ovviamente, novità positive per le famiglie, soprattutto in un contesto come quello attuale, che sta mettendo a dura prova tutti noi non solo in relazione alla grave e perdurante emergenza sanitaria, ma anche sotto il profilo emotivo ed economico. Inoltre non bisogna dimenticare che le attuali circostanze non consentono, ovviamente, lo svolgimento dell’attività universitaria in presenza e che pertanto da quasi un anno gli studenti si trovano a dover svolgere il percorso accademico secondo modalità mai utilizzate prima, con tutti i conseguenti disagi che possono derivarne.
Nonostante le novità positive sul fronte economico, le criticità del sistema universitario non possono comunque considerarsi risolte. Oltre alla questione dei servizi offerti agli iscritti – in primis quelli di natura abitativa, poiché spesso le residenze per studenti non sono sufficienti a coprire la domanda di alloggi – resta ancora aperta la annosa problematica dell’evasione fiscale: considerando che, come precisato, l’ammontare delle tasse e l’applicazione delle agevolazioni si calcolano in base al reddito, il fenomeno dell’evasione si traduce in questo contesto nell’erogazione di bonus anche a chi non ne avrebbe diritto, magari a scapito di coloro i quali invece sarebbero realmente in possesso dei requisiti previsti per beneficiarne.
“Ancora una volta, purtroppo, ci troviamo a dover denunciare la piaga dell’evasione fiscale, che in una situazione critica come quella che il Paese sta attraversando ha conseguenze ancora più gravi. Il contrasto all’evasione è necessario sia, ovviamente, per risanare l’intero sistema economico che per evitare che nei casi in cui siano previste agevolazioni in base al reddito, come appunto per le tasse universitarie, i bonus vengano assegnati a chi in realtà non ne avrebbe diritto” – dichiara Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori.
In allegato è disponibile la ricerca in dettaglio.